Nel 1915, Kazimir Malevic, creò il Quadrato nero, una delle opere più rivoluzionarie dell’arte moderna.
Nato in un’epoca di ferventi trasformazioni culturali e artistiche, il Quadrato nero non fu solo un quadro ma un manifesto spirituale. Simbolo della vittoria della mente umana sul caos della natura, quest’opera incarnava la possibilità di una nuova dimensione, libera dalla rappresentazione oggettiva. Malevic, collocò il suo Quadrato nero, nell’angolo rosso della sala espositiva, sostituendo le icone sacre con un nuovo oggetto di venerazione. Nonostante la sua semplicità apparente, il Quadrato nero, rimane un enigma potente, un sigillo dell’infinito che invita lo spettatore a confrontarsi con l’ignoto. A distanza di oltre un secolo, il misterioso artista noto come Hypnos, riprende il nero di Malevic, ma non si limita a reinterpretarlo.
Lo trasforma, lo evolve, lo rende un’entità vivente. Il Rettangolo nero, di Hypnos, è, infatti un’opera intrisa di potenza ancestrale e tecnologica, una fusione tra passato, presente e futuro. Realizzata con la shungite un minerale russo, noto come terra viva, l’opera è dinamizzata da un atto sciamanico senza precedenti: Hypnos, infatti, ha infuso il suo stesso sangue nel dipinto, trasferendovi dunque il suo genoma. Con questo gesto, il Rettangolo nero, non solo “espande” il Quadrato di Malevic, ma diventa anche un simbolo di immortalità, un’opera che respira e vibra, capace di interagire con il mondo in modo attivo. Se il nero in Malevic, era la vittoria sulla natura passiva, in Hypnos, diventa il portale verso una nuova dimensione rappresentando appieno il passaggio da un millennio all’altro. La shungite, inoltre, con la sua capacità di assorbire radiazioni e di rigenerare l’energia, rende l’opera un vero e proprio catalizzatore spirituale. Ma è il sangue di Hypnos, contenitore del suo DNA, a fare di quest’opera un vero e proprio totem vivente, capace di unire materia, spirito ed energia in un unico fulcro simbolico. Il gesto artistico di Hypnos, quindi, espande non solo il Quadrato nero di Malevic, ma il concetto stesso di arte coniugandolo direi quasi fondendolo, col mondo alchemico e rituale. Con la fusione del minerale e del sangue, l’opera supera, infatti, il concetto di arte come oggetto statico: diventa energia pura, incarnazione dell’immortalità dell’artista e della memoria collettiva. Questo Rettangolo nero, non è più un riflesso del passato, come lo era il Quadrato di Malevic, attraverso l’elaborazione mentale di quel grande artista e pensatore, ma è diventato un pensiero vivente, un’entità autonoma che si proietta nel futuro. Hypnos riprende il nero, tradizionalmente associato all’antimateria, all’assenza di vita, al lutto, al mistero ed alla morte e lo trasforma nel colore della rigenerazione e dell’eternità, quasi un messaggio di speranza nella resurrezione Cristica, in un momento buio della storia dell’umanità, come quello che stiamo vivendo. Se il Quadrato nero di Malevic, rappresentava la nascita di una nuova spiritualità, il Rettangolo nero di Hypnos è un richiamo alla vita stessa, un simbolo di pace, resistenza e rigenerazione. È un’opera che sfida le leggi del tempo, proponendo una nuova alleanza tra l’umano e il cosmico. Con questo atto straordinario quindi Hypnos, ci invita a riflettere sul potenziale infinito dell’arte, che non è solo un linguaggio, ma una forza capace di creare connessioni e trasformazioni, ma soprattutto, di affermare la realtà del concetto di immortalità spirituale, unica vera alternativa, alla mera sopravvivenza fisica, per la quale spesso l’essere umano perde se stesso, svendendo la propria essenza metafisica. Ecco perchè l’evento che si svolgerà domani, domenica 15 Dicembre, alle ore 16 presso la Sallustiana Art Gallery, di Roma, in Via Sallustiana 27 si preannuncia come straordinario mettendo insieme la memoria storica del Quadrato di Malevic attraverso la narrazione della vita di quel grande artista bielorusso, fatta da un suo discendente e l’esposizione di due Rettangoli neri di Hypnos, donatimi a suo tempo dall’artista e da me lasciati a disposizione per l’evento, per cercare di costruire, attraverso l’arte e la cultura che da essa deriva, un ponte di dialogo tra est ed ovest e di pace fra i popoli, in un momento in cui pare dominare la scena, la logica delle armi e della guerra.
Luca Monti
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