sabato, 05 ottobre 2024


Viviamo in un’epoca in cui le guerre non si combattono più soltanto con le armi ,ma anche attraverso le reti informatiche e di comunicazione .
Questo nuovo tipo di conflitto è stato denominato “Net War” nel libro del giornalista Michele Mezza, una guerra ibrida in cui il controllo e la manipolazione delle notizie giocano un ruolo fondamentale , tanto quanto i missili , i droni e le armi convenzionali.
Il giornalismo ,che storicamente si è posto come difensore della verità , rischia di perdere la propria vocazione ed indipendenza , trasformandosi in un veicolo inconsapevole della disinformazione.
Tiziano Terzani ci ricordava l’importanza di un giornalismo libero da ogni condizionamento e capace di raccontare la complessità dei fatti senza piegarsi alle logiche di potere .
Tuttavia , in un mondo sempre più polarizzato, i media sembrano faticare a mantenere la propria imparzialità, talvolta cedendo a narrazioni semplicistiche che non riflettono la reale complessità degli eventi.
Oriana Fallaci , con la sua penna affilata , rappresentava il coraggio di dire le cose come stanno , senza paura di scontrarsi con l’opinione pubblica e con i potenti.
Oggi sembra che lo spazio per questo tipo di giornalismo si stia davvero riducendo troppo , con una crescente tendenza a preferire la superficialità alla profondità e l’ emotività della notizia alla riflessione critica.
Un esempio che sembra più funzionale a polarizzare che a informare, è la periodica copertura mediatica del fenomeno migratorio nel Mediterraneo.
Gli sbarchi di migranti sono spesso trattati in maniera sensazionalistica , enfatizzando aspetti legati all’ordine pubblico e alla sicurezza dei paesi europei . Troppo spesso , viene invece trascurato il quadro delle cause geopolitiche ed economiche che spingono queste persone a fuggire dai propri paesi di origine.
Il rischio è che questo tipo di narrazione non solo distorca la realtà , ma contribuisca a inasprire il dibattito su un tema così delicato.
Questo ci porta a una questione più ampia: la coerenza del giornalismo.
Per mantenere la propria credibilità , è essenziale che le informazioni vengano trattate con rigore , indipendentemente dai protagonisti o dalle circostanze.
Il conflitto in Ucraina , ci ha rivelato quanto sia cruciale il controllo delle narrazioni nel quadro della Net War. Le dichiarazioni di leader come Vladimir Putin , che sottolineano la dipendenza dell’Ucraina dalla tecnologia e dal supporto della NATO,mostrano come la guerra non si giochi solo sui campi di battaglia, ma anche nelle comunicazioni e nelle percezioni globali .
Il ruolo della tecnologia in questo scenario è assolutamente centrale.
La rete di satelliti Starlink di Elon Musk , è solo uno degli esempi di come attori privati possano diventare protagonisti in contesti geopolitici complessi , sollevando interrogativi sul confine tra interessi civili e militari.
La tecnologia , che dovrebbe aiutare il giornalista a rendere le notizie accessibili ad una platea più ampia possibile , si trova spesso utilizzata in modi che amplificano i conflitti e rendono più aspra la contrapposizione , lasciando poco spazio ad un dibattito equilibrato che dovrebbe essere incentrato alla ricerca della pace.
Ma la “Net War” , oggi , non è altro che l’evoluzione moderna delle tattiche della vecchia Guerra Fredda , con strumenti e tecnologie più sofisticate .
I social network , come X o Facebook, sono diventati nuovi teatri di scontro , dove la disinformazione e le fake news si diffondono in modo rapido ed allarmante.
In questo contesto , il giornalismo deve trovare una strada per navigare tra le pressioni esterne e la velocità delle notizie nell’era digitale . La sfida è dunque quella di non farsi trascinare ,ma ritrovare la sua vocazione originaria di indagare , comprendere e raccontare la realtà in tutte le sue sfumature.
Solo così il giornalismo potrà evitare di diventare un’altra vittima della “Net War” e continuare a essere uno strumento fondamentale per una società informata e consapevole.

Grigorij Andreevič Iandolo






redazione@latribunadiroma.it

LA TRIBUNA DI ROMA Testata periodica ai sensi dell’art. 3-bis del Decreto Legge 103/2012

direttore responsabile
Tristano Quaglia

direttore editoriale
Paolo Miki D'Agostini

editore Associazione Nuova Rinascenza C.F. 96476870587

via Ghibellina 42 FIRENZE 50122