Ha fatto scalpore ai primi di ottobre, per poi sparire dai radar dell’informazione, la notizia che il fondo finanziario statunitense BlackRock, avrebbe messo gli occhi sul patrimonio immobiliare rappresentato dalle centrali Enel dismesse, per acquisirle e farne dei datacenter per l’intelligenza artificiale. Già questo non è un buon segnale, perchè quando una notizia di natura politico economica, che nasce come ipotesi dopo pochi giorni, sparisce dai titoli principali, spesso diventa una realtà e ci auguriamo che questo caso sia l’eccezione alla regola. Se, infatti, la notizia, potrebbe essere vista, ad un’analisi superficiale, come positiva, siamo sicuri che sia proprio così? Non possiamo, infatti, derubricare quest’operazione solo come commerciale od immobiliare, perchè essa nasconde molte insidie per il nostro Paese. Innanzitutto c’è da domandarsi se l’importo economico, corrisposto dal fondo statunitense, sarebbe adeguato al valore degli immobili in oggetto, o se come spesso succede con le alienazioni di beni demaniali, gli stessi verrebbero ceduti a prezzo irrisorio. Inoltre va considerato un paradosso che saprebbe di vera beffa per i Cittadini Italiani. Le centrali Enel in via di dismissione, secondo le linee direttive, della ormai famigerata transizione ecologica si parla ad esempio di quelle di Civitavecchia, Brindisi, Porto Scuso, e Fiume Santo, entrambe in Sardegna, sono, infatti, quelle alimentate a carbone, che verrebbero vendute a Blackrock, non per una mera speculazione immobiliare, che già sarebbe grave coinvolgendo beni demaniali, quindi di tutti noi perchè giova ricordare che lo Stato, non sono i politici bensì i Cittadini, ma per farci dei Datacenter per l’Intelligenza Artificiale, da affittare alle grandi case informatiche come Google, Microsoft ecc. Ovviamente le centrali verrebbero rimesse in produzione, alla faccia nostra e della CO2 per produrre l’energia elettrica necessaria ad alimentare i datacenter. In sostanza se quest’ipotesi diventasse realtà, pagheremmo l’energia elettrica quattro volte più cara, prodotta da costosissimi ed impattanti mulini a vento e da piantagioni di pannelli fotovoltaici, che sconvolgerebbero il paesaggio, che è una delle poche cose, per le quali, forse, siamo ancora famosi nel mondo, per vedere svendute, le nostre centrali a carbone super convenienti che fungerebbero da produttori di energia elettrica per i datacenter delle IA che, oltretutto prima o dopo, ci “schiavizzeranno” dettando i ritmi della nostra vita. Insomma la cosiddetta transizione “green” rischia di diventare “gold” per RocciaNera e soci, ma “brown” vale a dire il colore di qualcosa che non si può dire, ma che puzza, per noi poveri Cittadini Italiani.
Luca Monti
redazione@latribunadiroma.it
LA TRIBUNA DI ROMA Testata periodica ai sensi dell’art. 3-bis del Decreto Legge 103/2012
direttore responsabile
Tristano Quaglia
direttore editoriale
Paolo Miki D'Agostini
editore Associazione Nuova Rinascenza C.F. 96476870587
via Ghibellina 42 FIRENZE 50122