ROMA- “L’Europa ha continuato a guardare prevalentemente al suo interno come se fuori non accadesse nulla. Mentre l’economia perdeva forza, quella degli Usa restava stabile e quella cinese cresceva esponenzialmente. Lo scenario mutava ma l’Ue non cambiava strategia. L’Ue si è trasformata in un gigante burocratico e ideologico. La percezione è di un’unione troppo invasiva che pretende di imporre ai cittadini cosa mangiare, che auto guidare, che casa abitare e quale terra coltivare. Allo stesso tempo rimane più debole nella capacità di incidere negli scenari globali”. Lo dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo.
Nella definizione dei nuovi vertici della Ue “la logica del consenso, su cui si sono sempre basate gran parte delle decisioni europee, viene scavalcata dalla logica dei caminetti nei quali alcuni pretendono di decidere per tutti, sia per quelli che sono della parte politica avversa, sia per quelli di nazioni considerate troppo piccole per essere degne di sedersi ai tavoli che contano. Questa è una sorta di ‘conventio ad excludendum’ in salsa europea che a nome del Governo italiano ho apertamente contestato e che non intendo condividere”. “Se vogliamo rendere un buon servizio all’Europa e alla sua credibilità noi dobbiamo dimostrare di aver compreso gli errori del passato e avere in massima considerazione le indicazioni che sono arrivate dai cittadini con il voto”, aggiunge.
“L’errore che si sta per compiere con l’imposizione di questa logica e di una maggioranza fragile e destinata probabilmente ad avere difficoltà nel corso della legislatura, è un errore importante. Non per la sottoscritta o per il centrodestra, neanche solo per l’Italia, ma per un’Europa che non sembra comprendere la sfida che ha di fronte o che la comprende ma preferisce in ogni caso dare priorità ad altre cose”. “Se vogliamo rendere un buon servizio all’Europa e alla sua credibilità noi dobbiamo dimostrare di aver compreso gli errori del passato e avere in massima considerazione le indicazioni che sono arrivate dai cittadini con il voto”, aggiunge Meloni.
Nella definizione dei nuovi ruoli apicali dell’Ue “non mi pare sia emersa finora la volontà di tenere conto di ciò che i cittadini hanno detto nelle urne, nel metodo e nel merito. Relativamente al merito mi sono permessa di far notare che ho considerato surreale che, nella prima riunione, seppur informale, del Consiglio europeo successiva alle elezioni, alcuni si presentassero direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali, frutto delle interlocuzioni tra alcuni partiti, senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto”.
“L’Unione europea ora deve rivedere le sue priorità. Riscoprire il suo ruolo nella storia. Ritengo che sia necessario fare meno e fare meglio, concentrarsi su poche materie, quelle che non possono gestire i singoli stati da soli e non centralizzare le altre”.
Lo dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio d’Europa.
L’astensionismo è “un fenomeno che ha attraversato molte nazioni in tutto il continente e che non può lasciarci indifferente. Non può lasciare indifferente questo Parlamento e a maggior ragione non può e non deve lasciare indifferenti le classi dirigenti europee, a partire da quelle che anche in questi giorni sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto, rifiutandosi di cogliere i segnali chiari che giungono da chi ha votato e dai tanti che hanno deciso di non farlo”.
“Tutte le forze politiche in questi mesi hanno sostenuto la necessità di un cambiamento nelle politiche europee. Nessuno, neanche tra i partiti presenti in quest’Aula, si è presentato agli elettori dicendo che l’Europa andasse bene così, che non c’era nulla che andasse cambiato e che sarebbe stato sufficiente sostanzialmente mantenere lo stato suo. Tutti hanno concordato su un punto, l’Europa deve intraprendere una direzione diversa rispetto a quella percorsa finora”. “Questo posizionamento è frutto di una consapevolezza che è poi stata confermata con il voto dai cittadini. Il livello di attenzione e di gradimento tra i cittadini europei per le istituzioni comunitarie è sempre più basso. Il gradimento è oggi intorno al 45%, un dato sensibilmente più basso di quello che si registrava qualche decennio fa, mentre la disaffezione si è plasticamente materializzata anche con un astensionismo in costante crescita”, aggiunge.
Fonte Agenzia DIRE – www.dire.it
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