Secondo un’analisi di Visual Capitalist, sito statunitense, specializzato in materie economiche, sarebbe partita la corsa al rame, che non avrebbe niente da invidiare alla mitica corsa all’oro dell’800 resa iconica anche nei fumetti, dalla figura di Paperon dè Paperoni. Il rame, ha avuto in realtà, sin dall’inizio della storia umana, una grande importanza, dato che con questo materiale si sono costruiti molti manufatti: dai monili, agli utensili da cucina, agli strumenti musicali ed alle monetine, basti pensare ai centesimi di Euro tuttora in circolazione, che sono, appunto, in rame. Ma secondo questa analisi, il vero valore del rame sarebbe legato al suo utilizzo, concreto ma di fatto invisibile, nel settore energetico. I circuiti elettrici infatti, sono tutti in rame e dal momento che il consumo di energia elettrica, è in costante aumento a livello globale, ecco che questo materiale diventa sempre più prezioso e la domanda per questo metallo continua a crescere, superando anche l’offerta, facendone così salire il prezzo. Vi è poi un altro fattore che determina l’andamento, al rialzo del commercio del rame. Come spiega, infatti, Alber Chu, portfolio manager di Man Group: “La risposta dell’offerta di rame è notoriamente lenta, infatti una miniera di rame richiede circa 10/15 anni per essere esplorata, sviluppata e messa in funzione. E, se questo non bastasse l’instabilità politica delle regioni in cui queste miniere si trovano sta ulteriormente rallentando l’estrazione. Basti pensare che si stima che nell’ultimo anno tra il 3 ed il 5% dell’offerta globale di rame, sia stata interrotta a causa dell’instabilità presente in Congo, Kazakistan, Mongolia e America Latina.” Ma il vero paradosso, che è tale solo per chi non conosce il meccanismo dei mercati, sta nel fatto che, a spingere la corsa al rame e quindi ad aumentarne il prezzo, è proprio la ricerca ossessiva della decarbonizzazione. Lo sviluppo del mercato delle auto elettriche, infatti, produce una richiesta di rame, molto maggiore, rispetto a quelle con motori a combustione termica, così come lo sviluppo delle tecnologie informatiche, legate all’intelligenza artificiale ed alle attività digitali, quali ad esempio le criptovalute. A tale proposito, è interessante notare, che lo scorso 4 aprile, alcuni parlamentari paraguaiani hanno proposto un divieto temporaneo al mining di Bitcoin, della durata di sei mesi, o fino alla definizione di nuove norme, visto che l’energia idroelettrica a basso costo di quel Paese, attira gli operatori del settore. Ma soprattutto, sono le cosiddette energie rinnovabili, a rappresentare una fonte di speculazione sul rame, perchè secondo il grafico pubblicato, appunto, su Visual Capitalist, a corredo dell’analisi e da noi riportato in questo articolo, per costruire una turbina eolica terrestre sono necessarie circa quattro tonnellate di rame, se invece si pensa alle turbine eoliche in mare aperto, le tonnellate salgono a quasi dieci, mentre per quanto riguarda i pannelli solari, invece, ne vengono utilizzate quasi cinque tonnellate. Insomma, sempre tornando alle parole di Alber Chu: “La spinta verso la sostenibilità, ha come conseguenza involontaria il consumo di una risorsa limitata. Per raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione, infatti, le stime sono quelle di una crescita di 5 o 6 volte della domanda di rame, rispetto ai consumi attuali, da qui al 2030.” Insomma, non è tutto oro quel che luccica.
Ph. Visual Capitalist
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