In un periodo di rallentamento economico, la domanda di lavoro sta sostenendo la crescita. Le imprese cercano sempre più competenze per affrontare le transizioni digitali e green, ma trovano difficile reperire personale qualificato. Per attrarre e trattenere talenti, adottano diverse strategie. L’implementazione dell’intelligenza artificiale (IA) ha un impatto significativo sul mercato del lavoro, creando opportunità e nuove forme di collaborazione, soprattutto nelle piccole imprese. Tuttavia, la mancanza di lavoratori qualificati può ostacolare questi processi.
In Italia, il 36,2% degli occupati lavora in professioni ad alto impatto IA. Circa 125 mila micro e piccole imprese (12,6% delle imprese con 3-49 addetti) hanno utilizzato soluzioni IA nel biennio 2021-2022. L’Italia è al 4° posto in UE per l’uso di robot nelle piccole imprese, con una quota del 6,9%, superiore alla media europea del 4,6%.
Lo sviluppo dell’IA porta a fenomeni di polarizzazione del lavoro e disparità di reddito, ma anche a una maggiore collaborazione tra lavoratori e sistemi IA. Questo riequilibrerà le competenze imprenditoriali, soprattutto nelle piccole imprese, dove l’imprenditore assume ruoli più orientati alla collaborazione con l’IA.
Nel 2023, le imprese prevedono di assumere 699 mila lavoratori con competenze digitali avanzate 4.0, ma il 51,8% di queste posizioni è difficile da coprire, pari a 362 mila lavoratori. La difficoltà è maggiore per le micro e piccole imprese (54,9%). Le regioni con le maggiori difficoltà sono Trentino-Alto Adige (65,8%), Friuli-Venezia Giulia (62,6%), Umbria (60,3%), Marche (57,1%) ed Emilia-Romagna (55,8%).
Tra le province, Bolzano (69,2%), Trieste (68,3%) e Terni (67,5%) mostrano il più alto mismatch tra domanda e offerta di competenze digitali avanzate. Altre province con alti tassi di difficoltà includono Udine, Cuneo, Lucca, Lodi, Gorizia, Biella, Trento, Lecco, Belluno e Macerata.
fonte: comunicato stampa ConfArtigianato
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