sabato, 15 marzo 2025


Molti tra i maggiori analisti internazionali esperti sul mondo digitale, hanno messo al primo posto tra gli eventi dell’ultima settimana di marzo, legati a quel settore economico specifico, il blocco di Telegram, da parte del Governo spagnolo, che entrerà in vigore da oggi. La legge nel Paese iberico, è stata determinata da una sentenza dell’Alta Corte di Giustizia, resa nota il 23 marzo scorso, che prevede, appunto la sospensione temporanea di Telegram, in Spagna ed è stata emessa, a seguito delle accuse mosse da alcune società di comunicazione, per la condivisione di contenuti non autorizzati. Gli operatori di telefonia mobile spagnoli, hanno confermato che applicheranno il divieto, in attesa delle ulteriori indagini sulla questione. ma perchè, gli analisti del mondo digitale, hanno dato risalto ad un aspetto che non è prettamente economico, ma più di tipo comunicativo, tanto da considerarlo il più importante della settimana appena trascorsa? Il punto è proprio questo, un provvedimento del genere, che di fatto blocca l’accesso ad un social come Telegram, nato praticamente senza censura, per una presunta condivisione online di contenuti non autorizzati, appare, appunto, come censorio più che regolatorio nascondendo secondo alcuni la volontà, da un lato di equiparare Telegram agli altri social principali, che ormai si sono ritagliati il ruolo di decisori su cosa può essere pubblicato e cosa no, dall’altro quella di colpire indirettamente la Russia, Paese nel quale Telegram è nato, diventando, forse più nel mito che nella realtà un veicolo di trasmissione del pensiero filorusso. Quest’impressione, è confermata dal fatto che, anzichè punire l’utente singolo che condivide su Telegram, eventuali contenuti non autorizzati, si blocca direttamente l’accesso a quel social, dando l’idea di voler davvero colpire e punire lo stesso strumento anzichè chi lo utilizza in modo improprio od inadeguato. Ma anche l’aspetto economico, pur non essendo quello principale, entra in gioco, perchè Telegram, sta erodendo consistenti fette di mercato agli altri social, che non hanno capito che la libertà di espressione, fin quando non si trasmette in atti concreti e reali contrari alla Legge, è un valore aggiunto in una società che vuole definirsi compiutamente democratica e che per questo vedono diminuire drasticamente i loro introiti, a favore di quel competitor che proprio dell’assenza di censura, ha fatto la propria bandiera. Ed a conferma dello sviluppo economico di Telegram, vi è il fatto, che, praticamente in contemporanea a questa sentenza spagnola, il social russo ha deciso di consentire ai proprietari dei canali pubblici con oltre mille iscritti, di guadagnare il 50% degli introiti pubblicitari derivanti dai post sponsorizzati, che vengono visualizzati sui loro canali. Ci auguriamo che la Spagna, non faccia scuola nel resto d’Europa, perchè non è l’Europa dei censori quella che vogliamo, ma l’Europa dei grandi oratori, in grado di affermare, senza violenza ma con la sola forza della parola, le proprie idee, in un dialogo tra saggi, tipico della cultura Greca e Romana, poi, che, volenti o nolenti sono alla base della storia e della cultura europea, insieme al Cristianesimo.






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